 |
|
Sviluppo storico e trasformazioni
Tra l’eneolitico e la tarda età del Bronzo doveva
già essere attivo un insediamento nell’area ai piedi
dell’attuale Colle della Rocca.
Più tardi, attorno al V secolo a.C., forse in seguito alla
penetrazione celtica, si giunse all’aggregazione sui colli
di un abitato protourbano, vicino culturalmente a quelli golasecchiani,
ma etnicamente legato all’area alpina. Nel IV secolo a.C.
la vita di questo abitato sembra interrompersi, mentre alcuni
ritrovamenti segnalano la presenza di popolazioni galliche alle
pendici orientali dei colli.
I Romani, nel I secolo a.C., sancirono per l’abitato il
ruolo di centro principale di un ampio territorio e realizzarono
sul colle un oppidum a protezione dei confini settentrionali.
L’impianto urbano, nonostante le difficoltà derivanti
dalla morfologia del luogo, era caratterizzato da una cinta fortificata,
dalla viabilità e da edifici pubblici: teatro e anfiteatro
ad ovest, nella zona dell’attuale Seminario, il foro
nei pressi dell’odierna piazza Duomo, il capitolium
a nord-est. La città ottenne il titolo di colonia latina
nell’89 a.C. e gli abitanti la cittadinanza romana nel 43
a.C.
In epoca imperiale l’abitato andò perdendo parte
del ruolo strategico, ma potenziò quello politico e amministrativo,
che giunse al culmine tra il I e il II secolo d.C. La riforma
militare e amministrativa del IV secolo, che attribuì Bergamo
alla Regio Veneta, pose le condizioni per la continuità
di una vita urbana nei secoli successivi.
La provincia bergamasca fu interessata, come tutto il nord Italia,
dall’invasione degli Alemanni, degli Ostrogoti (anno 488)
e dei Longobardi (568/569): questi ultimi si insediarono in modo
più capillare sul territorio, come confermato dai ritrovamenti
archeologici. Durante il periodo longobardo Bergamo, sede ducale,
fu caratterizzata da violente tensioni autonomistiche, culminate
nella rivolta del duca Gaidolfo contro re Agilulfo, che si concluse
con la morte del ribelle (590).
In seguito il re schiacciò Cremona con l’appoggio
dei Bergamaschi, cedendo alla loro giurisdizione parte delle terre
cremonesi, premessa questa alla successiva autonomia di fatto
di Bergamo rispetto al controllo regio (VI secolo).
Nel 700 il duca di Bergamo Rotari fu coinvolto nelle dispute dinastiche
del regno, ma dovette ritirarsi in città, autoproclamandosi
re. Il conseguente assedio e la definitiva sconfitta decretarono
la catastrofe per l’intero ducato, che da allora sarebbe
stato retto da semplici gastaldi reali.
Nel giugno 774 Carlo Magno conquistò Pavia. Sotto i Franchi
il gastaldo fu sostituito da un conte. Il ruolo politico della
città si ridimensionò ulteriormente dopo la crisi
del regno, seguita alla morte di Ludovico II (875), dalla quale
uscì vincitore Guido di Spoleto. Nell'894 Arnolfo scese
dalla Germania per abbattere Guido e assediò Bergamo, posizione
chiave dei suoi avversari, che capitolò in due giorni.
Con la presa di Bergamo Arnolfo fu riconosciuto in tutta l’Italia,
ma poco dopo (896) si ritirò di nuovo in Germania.
Nel 951 Ottone il Grande occupò Pavia, e a Bergamo si affermò
una nuova famiglia comitale.
La crisi del dominio imperiale divenne definitiva, nel X secolo,
con le invasioni degli Ungari, che il re e i conti non furono
in grado di fronteggiare validamente. Nuove forze locali, il vescovo
e i proprietari fondiari, si adoperarono con successo per fortificare
la città e le corti, acquisendone di fatto i diritti pubblici.
La crisi livellò i soggetti sociali sottomettendoli ai
nuovi potenti, ma in taluni casi i primi costituirono proprie
comunità; anche in città i cives parteciparono
sempre più al dominio vescovile erigendo, in seguito alla
lotta per le investiture, il Comune.
Dopo una rapida affermazione il Comune bergamasco, sin dal XII
secolo, fu indebolito dalle discordie civili. Si contrapponevano
in Bergamo due fazioni: quella della feudalità filo-imperiale
e quella della borghesia cittadina, guidate rispettivamente dai
Suardi e dai Colleoni. Una guerra civile sancì inizialmente
il predominio del partito filoimperiale, reiterata poi nel 1202.
Tra il 1226 e il 1229 i Suardi, in seguito a ripetuti scontri,
ribadirono il proprio predominio. Nel 1236 Bergamo giurò
fedeltà all’imperatore, che vi inviò a partire
dall’anno successivo propri podestà.
Dagli anni ’30 del XIII secolo, con l’emergere di
una nuova organizzazione comunale, i Suardi e i Colleoni si videro
affiancare da nuove famiglie, come i Rivola e i Bonghi, forti
di un maggiore consenso popolare.
Nel marzo del 1296 la fazioni dei Suardi e dei Colleoni si scontrarono
nuovamente in città. I Suardi chiesero soccorso al ghibellino
Matteo Visconti, signore di Milano, e sopraffecero gli avversari.
La città accettò come pretore un delegato dei Visconti,
ma i Colleoni, rifugiatisi a Crema e alleatisi ai Rivola e ai
Bonghi, insorsero. Nella lotta la città fu devastata, vennero
incendiati il Palazzo Pretorio e il Vescovado, e alla fine i Suardi
e il pretore furono espulsi.
Il XIV secolo vedrà le fazioni dei Guelfi (Colleoni, Rivola
e Bonghi) e dei Ghibellini (Suardi, Mozzo, Terzi e Lanzi) intenti
a contendersi il dominio sulla città. Dopo un breve periodo
di autoconsegna a Giovanni di Boemia, dal 1332 Bergamo cadde stabilmente
sotto il dominio dei Visconti. La loro signoria nella seconda
metà del secolo fu caratterizzata da una continua guerriglia
tra le milizie delle due fazioni.
Questa instabilità consentì a Venezia, appoggiata
dai Guelfi, di intervenire e di occupare Bergamo (1428) e, dalla
seconda metà del secolo, di instaurare una dominazione
caratterizzata da una relativa pace che favorì una rilevante
espansione economica, politica, sociale e artistica.
All’inizio del XVI secolo Venezia, associandosi alla lega
di Cognac, tentò di rompere il predominio spagnolo in Italia,
e le conseguenti vicende militari misero a nudo la debolezza della
Repubblica e la necessità di approntare strutture difensive
moderne in Terraferma. Anche a Bergamo si realizzarono così
nuove mura urbane, e contemporaneamente, grazie anche ad uno straordinario
periodo di prosperità economica, si intraprese un’opera
di rinnovamento dell’abitato e delle sue istituzioni.
Nel 1630 la grande pestilenza colpì duramente il bergamasco:
su 186.187 abitanti i morti furono 99.332; l’economia locale
e la vita sociale entrarono, per quasi due secoli, in una fase
di stasi.
Alla fine del XVIII secolo l’arrivo delle armate rivoluzionarie
francesi causò la proclamazione della Repubblica Bergamasca,
e poi la sua annessione nel 1797 alla Repubblica Cisalpina.
Dopo Napoleone Bergamo passerà all’Austria, ma le
idee rivoluzionarie e nazionalistiche, ormai radicate, portarono
ad un risveglio sociale e ad un forte sviluppo economico. In seguito
a una serie di guerre e insurrezioni la città fu infine
liberata da Garibaldi e, dal 1860, divenne parte dello stato italiano.
|
|



|
 |
 |